Batte forte i denti con elegante fremito urbano/sbarazzino, questo debut album dei
newyorkesi Bodega. Tra lividi ben portati, nevrosi da
interno e passi da dancefloor piantagrane e polemico (in quota
barricata Gang Of Four / Fall). Scuotimenti post
punk incalzanti di glamouroso neon (How Did This Happen?!),
sconnesse circolari kraute, aggiornamento di noie e grigiori manco
fossimo sotto il cielo di Leeds o Sheffield (Bodega Birth),
ossa sciolte a ciondolar sulla pista in cerca di rogne (Name
Escape), introversioni non dimesse (Boxes For The Move),
Pixies-pop spigoloso/irresistibile (Can't Knock The Hustle
/ Gyrate
/ Jack In Titanic),
acusticamente battaglieri come piacerebbe ad un Ian
MacKaye (Margot
/ Bookmarks
/ l'intensa Williamsburg Bridge),
un cristallo di Velvet
(Charlie). Trafelato
e ben fatto art-rock prodotto da Austin Brown dei
Parquet Courts.